Omicidio Laura Ziliani, la confessione delle figlie e di Mirto Milani: "Con il sacchetto in testa non moriva, allora l'abbiamo strangolata" - la Repubblica

2022-09-03 04:50:25 By : Mr. Gavin Chen

"Le abbiano dato i farmaci, poi le abbiano messo un sacchetto in testa e lo abbiamo chiuso. Laura non moriva e io e Silvia le abbiano stretto le mani al collo". Un racconto dell'orrore quello di Mirto Milani, il fidanzato di una delle figlie di Laura Ziliani, l'ex vigilessa di Temù, nel Bresciano, uccisa lo scorso 8 maggio dallo stesso Milani e dalle due figlie della donna, Silvia e Paola. I tre, dopo mesi di carcere e dopo la chiusura delle indagini, hanno deciso di confessare. E man mano, in lunghi interrogatori, hanno ricostruiti quanto accaduto.

Nelle indagini dei mesi scorsi, che avevano portato all'arresto dei tre, il medico legale aveva ipotizzato che, una volta stordita, la vittima fosse stata soffocata con un cuscino. Ma il racconto dei tre disegna un altro e più terribile scenario: una delle figlie, la più grande, ha strangolato la madre a mani nude, aiutata dal fidanzato, dopo averla narcotizzata.

Le due sorelle hanno spiegato che la madre le faceva sentire inferiori, sbagliate e inadeguate. Lei, sempre attenta al fisico e all'attività sportiva, le avrebbe attaccate ripetutamente perché sovrappeso. Le due figlie dell'ex vigilessa hanno spiegato poi che i rapporti erano logori da tempo.  Nei loro interrogatori dei giorni scorsi, nei quali hanno rotto il silenzio che durava fin dal momento dell'arresto lo scorso 24 settembre, il "trio criminale" ha confermato anche la ricostruzione degli inquirenti in merito all'omicidio del 16 aprile di un anno fa.

Ventidue giorni prima del delitto i tre stordirono Laura Ziliani con benzodiazepine, anche in quel caso facendole bere una tisana, e per oltre 36 ore la donna rimase stordita. "Un episodio che altro non è che il prodromo dell'omicidio" dissero gli inquirenti. In un interrogatorio del 12 giugno scorso il compagno di Laura Ziliani aveva riferito di sospetti,  ora diventati certezze, in merito al fine settimana tra il 16 e il 18 aprile, in cui l'ex vigilessa di Temù aveva accusato uno strano malore. "Quando ci incontrammo di persona il lunedì arrivai persino a dirle che l'avevano avvelenata. Lei si arrabbiò per la mia affermazione" ,fece mettere a verbale l'uomo che aveva una relazione con Laura Ziliani, vedova dal 2012. In quel weekend la vittima era realmente stata avvelenata dalle figlie Paola e Silvia Zani e da Mirto Milani. "Laura mi disse che dopo una cena con Silvia, Paola e con Mirto, si era adagiata sul divano e si era addormentata. Solo dopo essersi svegliata alle ore 12.30 circa, le figlie le avevano raccontato che si era addormentata sul divano e, al momento di andare a letto, non erano state in grado di svegliarla. L'avevano quindi accompagnata di peso sino a letto dov'era stata anche spogliata e le avevano messo il pigiama. Laura non ricordava nulla. Mi disse di non sapere cosa fosse accaduto e di non sentirsi bene".

Nessun dubbio da parte degli inquirenti anche sulla fossa scavata nei boschi di Temù, a poca distanza da dove poi è stato ritrovato il cadavere della donna lo scorso 8 agosto. Quella fossa era stata scavata per nascondere il cadavere di Laura Ziliani, ma poi risultò troppo piccola.