Gioacchino Fittipaldi, allievo di Alex Zanardi: «Mi riprendo la vita, pensando a lui»- Corriere.it

2022-06-25 07:13:59 By : Mr. Geordan Guo

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Il ventottenne Fittipaldi fa parte della squadra del campione paralimpico. Ha avuto due incidenti, il secondo in handbike contro un tir come Zanardi. «Non mi sono mai dato per vinto, ho sempre reagito con lo sport»

Gioacchino Fittipaldi ha un motto: «Non ti definisce quello che ti succede, ma come reagisci». Per lui non sono soltanto parole, le circostanze della vita lo hanno costretto a farne i conti. La storia di Gioacchino, 28 anni, è segnata da due incidenti. Il primo nel settembre del 2017. «Ero in motorino, in centro a Milano. Non ricordo nulla, mi risvegliai in ospedale al Niguarda». I medici furono subito chiari, lesione a una vertebra, sarebbe rimasto paralizzato alle gambe. Una sentenza durissima, ma lui non si abbatte: «Ho reagito grazie allo sport, in ospedale c’era la possibilità di provarne diversi . Mentre ero ricoverato ho dato anche le ultime materie all’università, il mese dopo essere stato dimesso mi sono laureato alla Bocconi e poi ho iniziato a lavorare a Mediobanca. Ho cercato di riconquistare la mia vita, ho capito che non dovevo disperami, con qualche aggiustamento potevo ancora continuare a fare quasi tutto quello che facevo prima».

Maggio 2021, secondo incidente . Gioacchino si sta allenando con la sua handbike. «Stavo rientrando a casa, ero sul Naviglio Pavese. A una rotonda un camion non mi vede, io sterzo, in parte riesco a ridurre l’impatto, ma la mia gamba sinistra finisce sotto». Gioacchino torna al Niguarda, ripercorre momenti già vissuti. «Ma questa volta è stato molto peggio». Ricorda con ironia: «Durante il primo ricovero avevo girato due piani, nel secondo tutti e tre, praticamente sono stato in ogni reparto». Nonostante le avversità, non hai mai pensato di darsi per vinto: «Non ti devi piangere addosso, anche se siamo esseri umani ed è la cosa più istintiva».

Alex Zanardi e Gioacchino Fittipaldi

Gioacchino è nato e cresciuto a Lagonegro . Da ragazzo giocava a calcio, ruolo di portiere, una discreta carriera fino ai campionati di promozione. E poi amava correre e nuotare. Per lui è stato naturale riappropriarsi del proprio corpo ferito grazie allo sport. «Durante il primo ricovero in ospedale sono venuto a sapere di Obiettivo3, l’associazione creata da Alex Zanardi che aiuta chi ha una disabilità e vuole fare attività fisica. Mi intrigava, li ho contattati, loro mi hanno dato la disponibilità ad aiutarmi e seguirmi».

Prova innanzi tutto l’handbike, lo stimola cimentarsi anche nel triathlon, come il suo idolo Zanardi . «Mi piaceva l’idea di mettermi in gioco il più possibile. Anche se è uno sport molto difficile, la frazione di corsa si fa con la carrozzina olimpica, che è molto più complicata dell’handbike, devi stare rannicchiato, bisogna imparare la tecnica di spinta e come guidarla». Si iscrive alle prime gare, partecipa alla maratona di Venezia e a quella di New York. E anche alla staffetta solidale per attraversare l’Italia dopo il primo lockdown, nella quale Zanardi ha il terribile scontro contro un camion. Uno choc per tutti, soprattutto per i compagni di squadra come Gioacchino che ancora non sa che lo attende un destino simile. «A me è andata meglio. Sono cose che non dovrebbero succedere a nessuno, soprattutto a uno come Alex».

Anche dopo il secondo incidente, Gioacchino ha contato i giorni per tornare in sella . «Per otto mesi ho dovuto tenere i fissatori esterni, dei ferri che mi uscivano dalla gamba. Mi sono preparato a casa, sui rulli. Da poco sono tornato a correre in strada, ma soltanto nel fine settimana. Ammetto che mi è rimasto un po’ di timore, devo ancora riprendere il feeling con la bici, a ogni rotonda ripenso a cosa mi è successo».

La sua azienda l’ha aiutato a comprare una nuova handbike, forse a giugno farà una gara a Monza. Un pensiero all’amico Zanardi: «Speriamo che presto possa uscire ad allenarsi con noi». E un obiettivo: «Mi piacerebbe partecipare alle Paralimpiadi. È un sogno, provarci non costa niente». Ma la cosa più importante, dice, è «riprendere a essere padrone della mia vita ».

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