La mamma di Elena Del Pozzo, Martina Patti, al gip: «Mentre colpivo mia figlia mi sono girata»- Corriere.it

2022-09-24 08:28:08 By : Ms. Anna Yo

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I particolari dell’ordinanza con la quale è stato convalidato il fermo della donna. «Per la piccola è stata una lenta agonia, dalla madre nessun segno di pentimento»

DAL NOSTRO INVIATO CATANIA — Nella selva di «non ricordo» si scuote solo quando le chiedono di raccontare il momento esatto in cui ha colpito la figlia. «Non ricordo», dice. Ma subito sente il bisogno di spiegare: «Perché ero girata e non volevo guardare». È una delle tante istantanee della tragedia della piccola Elena che emergono dall’ordinanza di convalida del fermo di Martina Patti . Il gip Daniela Monaco Crea prova a immaginare anche lo strazio della vittima. «Patti ha inferto più colpi d’arma da punta e taglio alla figlia, che è stata vittima di una morte violenta . Particolarmente cruenta e probabilmente lenta, alla quale è anche verosimile ritenere che abbia, pur solo istintivamente, tentato di opporsi e sfuggire... tutto induce a dedurre che la madre volesse uccidere e che il suo sia stato un gesto premeditato».

Dopo la ricostruzione dei fatti e la confessione (che ricalca quella fatta ai carabinieri) la gip è durissima. «Perché uccidere un figlio in tenera età e, quindi indifeso, oltre a integrare un gravissimo delitto, è un comportamento innaturale, ripugnante, eticamente immorale, riprovevole e disprezzabile, per nulla accettabile in alcun contesto... indice di un istinto criminale spiccato e di elevato grado di pericolosità ». Martina inoltre non ha manifestato segni di pentimento: «...ha inscenato il rapimento con estrema lucidità e non ha manifestato segni di ravvedimento e pentimento. Tutti elementi che denotano una particolare spregiudicatezza, insensibilità, assoluta mancanza di resipiscenza». La definisce «lucida e calcolatrice» che, se non arrestata, «potrebbe darsi alla fuga».

Leggendo l’ordinanza sembra quasi di vederla Martina quel 13 giugno. Dopo una mattina a studiare in vista dell’esame alla facoltà di Scienze Infermieristiche indossa «un corpetto e la gonna bianca e azzurra». All’una va a prendere la figlia all’asilo, la porta a casa, le consente di mangiare un budino al cioccolato e di guardare i cartoni sul suo cellulare. All’improvviso il cambio scena. La fa salire in auto e porta con sé un coltello, la pala, una zappa e cinque sacchi della spazzatura . Quindi si ferma a 600 metri da casa per compiere l’inimmaginabile. Non riferibili i dettagli sulle condizioni del cadavere.

Sotto un sole a picco Martina ora ha la gonna bianca e azzurra impastata di terra nera dell’Etna e del sangue della figlia. Torna a casa, fa una doccia, si cambia i vestiti e comincia la messinscena del rapimento. Alle 16 racconta ai carabinieri degli uomini armati e incappucciati che le avevano gridato: «A te non facciamo niente, ma la bambina la ammazziamo». La vecchia storia delle minacce all’ex rendono credibile il suo racconto e l’alibi perfetto. Poi aggiunge che in passato lui l’aveva anche picchiata. E in effetti per qualche ora quei sospetti fanno breccia. Fino a quando il castello di bugie crolla.

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Ci sono anche i dettagli delle ripicche con l’ex compagno per le foto sui social. «Lui ne ha messo una con la nuova ragazza e Elena mi ha detto che quando era con lui c’era anche lei... non provo fastidio, anzi meglio, così mi lascia stare in pace...». Conferma l’ex, ma in chiave opposta. «Giorni fa Martina mi ha detto che Elena era arrabbiata con me perché la mamma le aveva fatto vedere una mia foto insieme alla mia compagna. Forse ho sbagliato, ma pure io ho fatto vedere a Elena le foto di sua madre con il suo compagno... credo che Martina provi ancora qualcosa per me ». E racconta che la sera prima del delitto Elena aveva dormito con lui e con la nuova compagna. Insomma la bambina era diventa un’arma impropria per ripicche reciproche. L’ordinanza svela infine che la mattina della confessione, il primo cedimento Martina ce l’ha con il padre, il quale aveva intuito qualcosa. «Dimmi la verità», le chiede il genitore. E lei: «Papà poi va a finire che non mi volete più bene!». E aggiunge: «La bambina non c’è più».

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