La plastica biodegradabile si getta nell'umido e diventa compost

2022-08-20 07:02:03 By : Mr. BingHuang Chen

Plastica biodegradabile e compostabile? Da oggi in poi andrà nell’umido per essere trasformata in compost. Shopper, piatti e bicchieri monouso, ed in generale tutti gli imballaggi certificati secondo la norma UNI EN 13432, d’ora in poi, dovranno essere conferiti nella frazione umida per contribuire, anche nel nostro piccolo – al termine del processo di trattamento dell’organico – alla creazione di compost di qualità.

Tutto questo sarà possibile, d’ora in poi, grazie all’accordo stipulato negli scorsi giorni tra Coinger e Biorepack, che promuove il riciclo dei rifiuti di imballaggio in plastica biodegradabile e compostabile. La convenzione tra la Società e il Consorzio Biorepack – che opera su tutto il territorio nazionale senza scopo di lucro – mira a garantire il miglior fine vita possibile a questi imballaggi, ovvero la raccolta differenziata assieme alla frazione organica umida e il successivo riciclo organico.

Ma per l’utenza di Coinger, come sarà possibile capire e riconoscere un prodotto compostabile da uno che non lo è? Ad oggi, il riferimento più preciso è quello riferito al codice riportato sull’imballaggio, come già ricordato, che rimanda alla sigla EN 13432. Le aziende che realizzano questo genere di imballi, normalmente, lo dichiarano chiaramente in etichetta, con l’intento di valorizzare il proprio impegno. Per capire dove buttare una confezione sarà quindi sufficiente leggere le indicazioni fornite dal produttore e verificare la presenza del codice EN13432; in questo caso si tratterà di materiale compostabile. Sarà importante, inoltre, porre la massima attenzione a non conferire rifiuti incompatibili con i rifiuti umidi, in particolare la plastica tradizionale e le etichette presenti negli imballi.

A beneficiare di questa importante novità sarà soprattutto l’ambiente: il compost gioca un ruolo anche nella lotta al cambiamento climatico. L’aumento di rifiuti organici correttamente trattati sottrae materiali allo smaltimento in discarica o nell’’inceneritore e produce compost, un concime naturale, di contro ai fertilizzanti sintetici, che “restituisce” sostanza organica ai terreni. A giovarsene non sono solo le piante e la produttività agricola (che, al contrario, in presenza di suoli degradati sta pericolosamente diminuendo), ma anche la lotta contro il riscaldamento globale. La sostanza organica, infatti, è costituita essenzialmente di carbonio che viene immagazzinato nei terreni, migliorando la fertilità, anziché introdotto in atmosfera sotto forma di CO2, una delle principali cause dell’effetto serra. Più compost verrà prodotto anche grazie anche all’utenza di Coinger, più efficace sarà la lotta – anche nel nostro piccolo – ai cambiamenti climatici. «Ricordiamo – spiega Marco Versari, presidente di Biorepack – di usare sempre i sacchi biodegradabili e compostabili, come le buste della spesa o i sacchetti frutta e verdura, per raccogliere la frazione organica. È anche grazie a questi strumenti se l’Italia è diventato il Paese europeo che raccoglie più frazione organica. Per aumentare ancora queste percentuali di raccolta, insieme all’umido possono essere conferiti anche gli imballaggi alimentari, le cialde del caffè e le stoviglie purché realizzati in bioplastica compostabile certificata».

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