Thomas Ceccon ai Mondiali di Budapest: «La paura a Tokyo, il Covid, Freud e la Nazionale più forte di sempre»- Corriere.it

2022-09-03 04:52:36 By : Mr. Wenliang Shao

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Il nuotatore azzurro parteciperà alla 4x100, ai 50 delfino e ai 100 e 50 dorso. «Io che sono abituato a scherzare anche in camera di chiamata, alle Olimpiadi ho avuto una... paura folle. A Parigi saprò gestirla»

Ex «pecora nera del gruppo» (parole sue) e forse anche ex faccia di bronzo («Io che sono abituato a scherzare anche in camera di chiamata, alle Olimpiadi ho avuto una... paura folle»), lo avevamo lasciato a Tokyo con due medaglie al collo in staffetta (argento nella 4x100 e bronzo nella mista) e più o meno da lì, scaramanzie a parte, si spera di ripartire in questi scombussolati Mondiali di Budapest. In mezzo però per Thomas Ceccon, 21 anni, di Schio, una delle più brillanti promesse dell’Italnuoto, uomo dalle mille fatiche (il primo giorno 50 delfino e appunto 4x100 stile — anche perché la positività al Covid di Deplano ha tolto ogni possibilità di scelta al ct Butini —, domenica i 100 dorso, a cui aggiungerà i 50), c’è stato un percorso tutt’altro che lineare.

Thomas come arriva a questi Mondiali? «Per me sono l’obiettivo della stagione, sono molto più importanti degli Europei, anche se saranno a Roma. Certo, è stata una stagione tutta anomala».

Che è successo? «Ho saltato la mia classica preparazione, ho deciso di gareggiare nella Isl, la lega privata, fino a dicembre, quindi ho messo meno chilometri all’inizio. Poi a febbraio ho avuto il Covid: un paio di giorni di raffreddore, pensavo tutto ok, ma per mesi non sono stato più io. Lavoravo duramente, ma facevo tempi che non ho mai fatto in vita mia. Agli Assoluti sono arrivato solo sesto nei 100 stile, quindi quella gara qui a Budapest non la farò».

Torniamo a quella paura che ha provato a Tokyo. «Mooolta paura. Era tutto nuovo, le Olimpiadi giovanili non sono niente di paragonabile. In staffetta uno si tranquillizza un po’, ma nella gara singola ho accusato questo timore, la notte prima delle finali l’adrenalina era a mille, gli occhi sbarrati. Pensavo che dopo la prima gara avrei rotto il ghiaccio invece era sempre peggio. Ma a Parigi saprò gestirla».

Pensa di servirsi di un mental coach o di uno psicologo? «Non lo so, le altre nazioni hanno una figura simile, noi non siamo abituati, ma ultimamente ci stavo pensando, forse potrei provare a parlare con un’altra persona oltre al mio coach. Per curiosità».

Coach è Alberto Burlina: che rapporto ha con il suo allenatore? «Lo chiamo il Maestro, penso di non averci mai litigato e che non lo cambierò mai, ci capiamo con uno sguardo, a volte è come un amico, a volte come un padre. Mi piacerebbe andare in America, magari provare ad allenarmi con Dressel, per fare un’esperienza, ma senza lasciare Alberto, anche qui per curiosità».

È finito in piscina per colpa dei capelli lunghi di suo fratello Efrem. «Sì, i miei genitori sono due tipi sportivi, mio padre Loris giocava a calcio da giovane e mia madre Gaia era una pattinatrice, ha fatto anche i Mondiali. Ci hanno fatto fare sport sin da piccoli, giocavamo a tennis e nuotavamo. Avevamo 5-6 anni, poi mio fratello che portava i capelli lunghi diceva che aveva troppo caldo quando giocava a tennis e che in piscina si divertiva di più, così siamo passati al nuoto».

Ora il tennis lo guarda? «Sono innamorato di Nadal, guardo lui: è la sua passione che mi conquista. Così come guardo la Mma perché c’è McGregor».

Letture, musica? «Ascolto tutti i generi, anche la classica mi piace molto. E sì leggo anche un po’, soprattutto biografie di sportivi, ma anche qualcosa di filosofia e anche Freud. L’ho già detto che sono curioso?».

E come ha fatto un tipo così curioso come lei a mollare la scuola o quasi? «Nel 2020 dovevo scegliere tra maturità e Olimpiade: avevo scelto i Giochi e avevo mollato la scuola a gennaio. Poi li hanno posticipati e non so come ma sono riuscito a prendere la Maturità. Io la scuola l’ho sempre odiata, ci arrivavo stanco, mi distraevo e mi sgridavano, un incubo».

Il suo grande amico Burdisso invece studia all’Università negli Usa. In Nazionale vi avevano separato di stanza perché facevate troppo casino. «Fede è molto bravo, pensi che quando torna in Italia segue le lezioni dell’Università dall’1 alle 4 di mattina, io non potrei mai! Lo conosco dal 2013, abbiamo fatto tutto assieme, siamo molto legati, anche con lui ci capiamo al volo. In Nazionale siamo arrivati assieme, avevamo 17 anni, gli altri 30, nessuno ci parlava, qualche cazzata l’abbiamo fatta, ma niente di che, è stato un brutto periodo. Adesso invece siamo cresciuti, c’è un bel gruppo, unito, e io e lui a Tokyo siamo tornati in stanza assieme. Non è andata male, direi».

È la Nazionale più forte di sempre questa? «Penso di sì, se guardo al medagliere, lo dico anche per prospettive e ampiezza del movimento».

Riproverà i 200 misti, la gara da cui lei è partito? «Adesso non me la sento, poi ho sempre dovuto scegliere tra quelli e i 100 stile. Ma prima vinco l’Olimpiade a dorso e poi li riprendo».

Anche lei ha la passione dei vestiti firmati come Martinenghi? «No, no, io mi sento male a spendere tanti soldi per un vestito. Per me jeans, maglietta, felpa, roba che costa 80 euro. Con i soldi che guadagno pago l’affitto».

Fidanzato? «Ahia, mi sono lasciato da un mese e mezzo».

Colpa delle troppe fan? «Eh un po’ attorno ai nuotatori ce ne sono, non è il massimo per la fidanzata».

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